Sotto l’Expo si nasconde di tutto
A un anno dall’inizio della fiera, si vede ancora solo polvere e un’inutile colata di cemento dove proprio non ce ne era bisogno.
Un’area da 1.000.000 di metri quadrati, 1000 operai su turni di 20 ore su 24. Procedure attuative in deroga al codice degli appalti. Una corsa contro il tempo a suon di milioni per costruire strutture che verranno poi rimosse.
Lo scorso 15 marzo, 80 parlamentari del Movimento 5 Stelle, insieme a Beppe Grillo, sono venuti a Milano per fare luce sull’ennesima, enorme speculazione italiana.
Il vero obiettivo di questo mega evento non è “nutrire il pianeta, energia per la vita”, non sono il cibo, l’energia, le eccellenze italiane. Quella è solo la cortina fumogena che copre il braciere, perché della fiera in sé non interessa a chi muove i fili.
Nella migliore tradizione italiana, gli interessi e affari veri sono altrove. Dapprima nella spartizione di poltrone, potere e visibilità per i politici, poi nella costruzione di strade, case, centri commerciali e di una metropolitana che sarà completata almeno un anno dopo la fine della manifestazione. E alla fine di tutto c’è il dopo Expo, il vero nocciolo della questione, la manna dal cielo per i proprietari dell’area, e i costruttori.
Il terreno interessato era una zona agricola, dal valore di 10€ al mq. Poi qualcuno che ci ha visto lungo, ha pensato di farci la fiera e ha usato Arexpo SpA per comprarli. Il piano urbanistico è stato modificato, a valle di un accordo di programma per variare la destinazione urbanistica. L’agenzia del territorio ha fatto una stima dicendo che il valore dell’area agricola sarebbe 10€, ma se diventasse zona industriale-commerciale-residenziale varrebbe molto di più, ovvero 163€ al mq. Così sul suolo, pagato 163 milioni di euro, viene ceduto il diritto di uso a Expo 2015 SpA, fino a giugno 2016. Dopo, alla fine della fiera, l’area ritorna ad Arexpo SpA, con tutte le urbanizzazioni fatte e pagate con i soldi nostri.
Su una spesa prevista di un miliardo e 300 milioni di euro, 900 li mette lo Stato e 400 la Regione, il comune, la Camera di Commercio, e la Provincia. Alla fine avremo “valorizzato” un’area ex agricola a favore di chi aveva un suolo abbandonato e non coltivato. Ancora una volta la rendita fondiaria ha avuto la meglio sul benessere collettivo. Expo è nata come un “orto planetario” ed è finita con una speculazione sul valore del suolo.
Mai un’Esposizione Universale era stata fatta su suoli privati. Ecco un grande primato, forse il più importante.
Un’altra Expo era possibile, e i portavoce del M5S ne hanno parlato insieme al prof. Battisti al Politecnico di Milano. Un’Expo diffusa per la città, che avrebbe valorizzato gli artigiani locali e le piccole attività.
Qui il link alla videointervista su La Cosa