Il potere è l’immondizia della storia degli umani
Il potere, la prevaricazione di chi lo detiene è quello che dobbiamo combattere.
Siamo entrati nelle istituzioni per fare questo. Smantellare un sistema in cui chi tiene le redini le usa in contrasto all’interesse collettivo.
In questo paese ma in fondo in tutto il mondo, il nucleo di coloro che decidono è ristretto.
Il governo Renzi sta procedendo all’accentramento delle decisioni esautorando il parlamento e con esso i cittadini.
La funzione legislativa è saltata essendo stata esautorata dal Governo.
La funzione esecutiva è accentrata nelle mani della presidenza del consiglio che diventa l’uomo solo al comando.
Il funzione giudiziaria è contrastata con una superfetazione di leggi, regolamenti, burocrazia.
Al difuori del parlamento c’è la pletora di potentati locali che viene usata per il controllo del consenso.
L’esaltazione dell’IO è stata alimentata, nei tempi recenti, da un trentennio di indottrinamento televisivo. Partendo dall’epoca di Craxi e della “Milano da bere” passando poi all’indottrinamento della Berlusconiana Mediaset e della “governativa” Rai. Trent’ anni di pura droga somministrata ai cittadini in dose massicce.
Questo è il mostro contro cui stiamo lottando. E’ un mostro forte che vuole annientare chi pensa che l’Italia, il mondo, possa essere diverso. Quella famosa visione sghemba di cui parlava il prof. Keating nell’Attimo Fuggente.
Noi non crediamo nella logica del potere… la deliziosa sirena che tende ad attrarti ed ad avvolgerti nelle sue spirali come il più forte dei feromoni . Noi vogliamo essere fuori da quella sirena che canta e ti porta ad infrangerti sugli scogli e non abbiamo nemmeno bisogno della cera che Ulisse mise negli orecchi dei suoi marinai… a noi il Potere non interessa. Non fa parte del nostro DNA.
Questa breve riflessione si conclude con le parole di Terzani:
“Il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé! ….Ho sempre avuto questo senso di orgoglio che io al potere gli stavo di faccia, lo guardavo, e lo mandavo a fanculo. Aprivo la porta, ci mettevo il piede, entravo dentro, ma quando ero nella sua stanza, invece di compiacerlo controllavo che cosa non andava, facevo le domande. Questo è il giornalismo.”