L’ennesimo Decreto Mezzogiorno senza coraggio
Ancora oggi si parla del problema Mezzogiorno, ne parlava Gramsci verso la fine dell’800 e dobbiamo parlarne ancora oggi, perchè la questione meridionale dopo 140 anni è ancora lì.
Il Mezzogiorno viene mantenuto in una condizione di arretratezza e povertà strumentale ai potenti di turno per poter giocare sulla pelle dei cittadini.
Ancora oggi manca una visione corale e d’insieme, l’ennesimo decreto varato a luglio manca di qualsiasi direzione, non si capisce dove Governo e maggioranza vogliano mandarlo questo Sud, non si vede un destino diverso all’orizzonte per chi vive nel meridione.
Forse perchè risollevare il Sud farebbe troppo bene all’economia dell’Italia e a qualcuno questa prospettiva non piace…
Un esempio su tutti sono le ZES (Zone Economiche Speciali), a Gioia Tauro se ne parla da vent’anni e forse è un po’ arrivarci oggi visto che sono cambiate parecchie cose.
Nel mondo ci sono 4800 ZES e da noi vengono introdotte con un modello già vecchio e miope.
Avevamo chiesto di allungare i termini delle agevolazioni fiscali da 5 a 10 anni, con criteri meritevoli certamente, così da radicare più in profondità l’investimento. Sono passati da 5 a 7, ma non bastano.
Avevano chiesto che una parte dei prodotti di trasformazione dovessero arrivare dalle imprese locali, ponendo un limite minimo ai prodotti della filiera corta, così che la ZES fosse utile a rigenerare l’economia reale locale. Niente.
Sono solo due esempi, questo è l’ennesimo decreto senza coraggio.
Non c’è afflato, non c’è voglia di cambiare questo paese nelle fondamenta e non c’è la volonta di andare a colpire chi ha asciugato risorse ai danni della collettività, così, ancora un volta, non andiamo da nessuna parte.