Dalle fritture di pesce ai favori alla sanità privata il passo è breve
Su 50 donne che muoiono ogni anno in Italia per parto, 13 muoiono in Campania. Eppure De Luca sta smantellando l’assistenza per madri e neonati per favorire le cliniche private. Abbiamo iniziato una battaglia per salvare il polo materno-infantile dell’Ospedale del Mare dallo smantellamento e non ci fermeremo fino a che il risultato non sarà raggiunto. Sono stati spesi milioni e milioni di euro per un reparto di eccellenza con 48 posti letto, 4 sale parto, terapia intensiva neonatale, neonatologia, ginecologia, ostetricia e persino stanze singole per le degenti e spazi dedicati all’allattamento. C’è già tutto, dalle attrezzature delle sale operatorie, alle postazioni rianimative neonatali, alle cullette e incubatrici ancora imballate. Non esiste nulla di simile in tutta la Campania, ma per assurdi interessi lo si vuole cancellare prima ancora che apra.
Negli ultimi anni tra Napoli e provincia sono stati chiusi ben 6 punti nascita pubblici che servivano un bacino di 2 milioni di abitanti. E il paravento a tutto questo smantellamento era il futuristico polo materno-infantile che si stava allestendo all’Ospedale del Mare.
A conferma della schizofrenia e degli interessi che muovono le scelte sanitarie, quello straordinario reparto, già realizzato, con tutta l’attrezzatura già acquistata, è scomparso dalla programmazione del nuovo piano ospedaliero per venire sostituito dalla tredicesima cardiochirurgia del territorio campano, forse per piazzare l’ennesimo primario amico.
L’assurdo è che, dopo tutti i milioni già spesi, ci vorranno almeno altri 2,5 milioni per smantellare e riconvertire quel reparto in una cardiochirurgia e molti di più per trasformare il Loreto Mare, dove dovrebbe essere trasferito il polo materno-infantile. Così, nell’ospedale più grande e tecnologico del Mezzogiorno, una donna incinta che arrivi con un’emorragia, su cui spesso bisogna intervenire entro pochi minuti, dovrà assumersi il rischio di venire trasferita nel vicino ospedale convenzionato, che non è una struttura pubblica, è classificato come pronto soccorso semplice e dove molte prestazioni relative al percorso nascita come l’ecografia ostetrica sono offerte solo a pagamento, come abbiamo potuto constatare con una telefonata al centralino.
Abbiamo già presentato in Parlamento e in Regione Campania due interrogazioni per far luce su quanto sta avvenendo e non ci fermeremo qui. Su questa battaglia andremo fino in fondo, chiamando all’appello i cittadini e gli operatori della sanità: non si può pensare di lasciare l’assistenza materno-infantile nelle mani dei privati, mentre in Campania il numero delle morti per parto è tra i più alti d’Italia.